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In udienza dal Papa i genitori che hanno perso un glio

Marta Randon

«La prima cosa che desidero è guardarvi in volto, accogliere con le braccia aperte le vostre storie segnate dal dolore e offrire una carezza al vostro cuore, spezzato e trafitto come quello di Gesù sulla croce: un cuore che sanguina, un cuore bagnato dalle lacrime e dilaniato da un pesante senso di vuoto».

Ha esordito così papa Francesco il 2 marzo scorso di fronte ai genitori dell’associazione Talità Kum di Vicenza, che riunisce padri e madri che hanno perso un figlio. Dal 2017 si ritrovano al convento di Santa Maria del Cengio ad Isola Vicentina; padre Ermes Ronchi li accompagna spiritualmente cercando di alleviare le sofferenze.

I genitori hanno raggiunto Roma per participare ad un'udienza privata con il Santo Padre. «La perdita di un figlio è un’esperienza che non accetta descrizioni teoriche e rigetta la banalità di parole religiose o sentimentali, di sterili incoraggiamenti o frasi di circostanza che mentre vorrebbero consolare finiscono invece per ferire ancora di più» ha sottolineato Francesco. Emozionato e commosso anche padre Ronchi, Servo di Maria, promotore dell’iniziativa: «Il Santo Padre ci ha insegnato che il dolore ha bisogno di condivisione, è necessario camminare insieme a chi soffre. Mi ero preparato tre cose da dire - confida -, poi ho visto il Papa così fragile e coraggioso e tutto mi è morto in gola. È entrato camminando a fatica. Ha dato coraggio, ma a sua volta l'ha ricevuto dai padri e dalle madri presenti. Ha davvero guardato negli occhi uno ad uno, da amico. Era come stare in famglia. Ha trasmesso calore, empatia. Tutti piangevano, mi sono commosso anch'io. È stato un meraviglioso scambio di vita».

I genitori da Vicenza e provincia erano circa 100, più una quarantina prevenienti da Milano. Presente anche qualche fratellino.

«Non c’è cosa peggiore che tacitare il dolore, mettere il silenziatore alla sofferenza, rimuovere i traumi senza farci i conti, come spesso induce a fare, nella corsa e nello stordimento, il nostro mondo - ha continuato il Papa -. La domanda che si leva a Dio come un grido, invece, è salutare. È preghiera. Essa, se costringe a scavare dentro un ricordo doloroso e a piangere la perdita, diventa al contempo il primo passo dell’invocazione e apre a ricevere la consolazione e la pace interiore che il Signore non manca di donare.

«Il Signore vuole asciugare le vostre lacrime, la morte non ha l’ultima parola. Vorrei che sentiste non soltanto l’abbraccio di Dio, ma anche il mio affetto e la vicinanza della Chiesa, che vi vuole bene e desidera accompagnarvi » ha concluso papa Francesco.

Per informazioni sull'associazione Talità Kum chiamare Maria Teresa allo 0445.350745(pomeriggio-sera) oppure lo 0444.976131 chiedendo di padre Ermes Ronchi.

I genitori applaudono commossi papa Francesco.

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